Resistenza. Testardaggine e ostinazione contro la dura legge delle cifre e dei conti economici. Ma anche ottimismo perché da oggi la ripresa degli eventi religiosi riapre le porte dei ristoranti ad una clientela importante. Sono questi gli atteggiamenti più diffusi – secondo un’indagine del Centro Studi Turistici Thalia – tra i titolari delle 2.755 imprese di food in Basilicata (il 64,6% sono ditte individuali) di cui 1.299 ristoranti (60,6% ditte individuali) a cui si aggiungono 1.419 bar (69,3% ditte individuali). Ristoratori e baristi lucani non gettano la spugna, anche quando le stime inquietano. E soprattutto non arretrano di un solo passo sulla qualità dei piatti dei rispettivi menù. Anzi – segnala il C.S. Thalia – ci sono casi fortemente coraggiosi perché propongono cucina innovativa e con ottimo rapporto qualità-prezzo. Ristoratori e chef anche da noi sono consapevoli che il pasto o la cena al tavolo non sarà più come prima. Senza però rinunciare agli ingredienti fondamentali per far tornare i clienti al ristorante.  Nell’immaginario dei lucani il cibo è convivialità, relazione, passione, ma sempre più anche fonte di salute e benessere, di tradizioni culturali ed appartenenza a comunità locale. Su questi fattori tra i casi più innovativi e controcorrente il C.S. Thalia segnala a Potenza “L’Osteria della via Appia” che, l’imprenditore-ristoratore Antonio Coronato, 39 anni, di Tito, a Milano da oltre 6 anni con il locale che ha lo stesso nome, ha voluto aprire nonostante la pandemia. Quello di Coronato è un autentico brand registrato con l’obiettivo di aprire ristoranti dai sapori tipici in tutta Italia. Il nome “L’Osteria della via Appia” nasce da quello dell’antica via Consolare che da Roma arriva fino a Brindisi passando per Lazio, Campania, Basilicata e Puglia.

Ricette antiche, piatti semplici con gusti tradizionali come la cacio e pepe, la carbonara, strascinati coi peperoni cruschi, orecchiette con le cime di rapa, sono il tentativo di far tornare famiglie, mini-gruppi, coppie, giovani e under 65 anni al tavolo. Con in più la possibilità di assaggiare piatti di quattro regioni in un viaggio sensoriale –  gusto, olfatto, vista – senza spostarsi dalla sedia. “Alla luce degli avvenimenti legati al Coronavirus – dice Coronato per nulla pentito della scelta – abbiamo pensato che bisognava dare una mano al nostro territorio in termini di lavoro ed economia. Penso che quando ci sono questi problemi, queste crisi, non serva soltanto il coraggio. Io credo che quando c’è un’idea bisogna portarla in fondo, in questi momenti esce fuori la vera passione e si reagisce. La ristorazione secondo me è uno dei settori portanti dell’economia in Italia”.

Il ristorante è dunque tra i simboli più efficaci della ripresa. Gli  italiani, vivono ancora il momento di mettersi a tavola come un’occasione di relax e per riunire la famiglia. Alcune tradizioni, insomma, non si scordano mai, e in gran parte conosce ricette o piatti tradizionali che si tramandano di generazione in generazione, in prevalenza da mamme o nonne. Cucinare questi piatti, per la maggior parte evoca ricordi e forti emozioni: soprattutto amore e nostalgia. Insomma, nonostante tutto, in Italia il cibo ha ancora un ruolo fondamentale nelle relazioni individuali e collettive. Sta aumentando tra gli italiani la consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere.  Di qui il clima di ritrovato ottimismo: dopo un periodo di scoramento, ora ci sono buone aspettative per la stagione. Insomma, nonostante tutto, in Italia il cibo ha ancora un ruolo fondamentale nelle relazioni individuali e collettive.





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