Ermal Meta ha affidato a un toccante, quanto necessario, monologo il proprio appello sugli sbarchi in Italia. Dal palco de Le Iene, nella puntata andata in onda su Italia 1 il 14 marzo, il cantante di origini albanesi ha raccontato l’arrivo in Italia della madre. Un viaggio verso la libertà e che, grazie alla gentilezza di due sconosciuti permise di salvare la vita della donna e dei suoi tre figli, rimasti in Albania. Uno di questi era proprio il cantante.
Nella prima parte del suo intervento l’ex giudice del talent show Amici ha raccontato dell’uomo che permise alla madre di ottenere un passaporto falso:
Quella donna non si fidava di nessuno. Un giorno, per strada, uno sconosciuto la avvicina e le dice che ha sentito delle cose, cose orribili che stanno per succederle. Lei si spaventa, ma gli crede. Del resto ad una donna senza marito, a quei tempi, poteva accadere di tutto. Lo sconosciuto le consiglia di andare via, ma lei non sa come fare. Lui si offre di pagare, di tasca sua, un passaporto straniero, tedesco. Non vuole niente in cambio. Le chiede solo delle fototessere. Quando lei gli domanda perché la stia aiutando, lui le risponde che non lo fa solo per lei, ma anche per i suoi figli. Andare alla polizia è inutile, e lo sa fin troppo bene.
Una promessa mantenuta e che, dopo pochi giorni, permette alla madre di Ermal Meta di ottenere il documento e partire alla volta dell’Italia:
Il giorno seguente la donna scatta delle foto e gliele porta. Lui va da un falsario e una settimana dopo il passaporto è pronto. Lo sconosciuto le augura buona fortuna. Non si vedranno più. La donna lascia i figli con sua madre e va a prendere il traghetto che spera possa condurla verso una vita sconosciuta, ma gentile, come quell’uomo. Passa i controlli della polizia albanese senza difficoltà e così, intorno alle sette della mattina seguente la nave su cui si trova entra nel porto di Brindisi.
Una volta arrivata in Puglia, la donna rischia di dover rinunciare ai suoi sogni, ma è ancora una volta la gentilezza di uno sconosciuto a darle una possibilità:
Prima dello sbarco, ogni passaporto viene controllato meticolosamente. Un ufficiale afferra quello della donna e le lancia un’occhiata prima di sparire dietro una porta. Sembra aver già capito. Torna indietro dopo un po’ e la chiama in disparte. “Questo passaporto è falso, lo sa vero?”, le dice a bassa voce. “Sì, lo so”, ammette lei. “Non posso farla passare, devo rimandarla indietro”. La donna piange cercando di non farsi vedere dagli altri. Poi dalla borsa, tira fuori una fotografia e gliela mette davanti. “Questi sono i miei tre figli. Se torno indietro non ci sarà un futuro per loro”, gli dice. Lui indugia ancora, scrutandola, mentre la donna prega. Di colpo lui apre il passaporto e lo timbra prima di ridarglielo. È libera di andare. Lei vorrebbe abbracciarlo, ma non può. “Vada via, e buona fortuna!”, le dice l’ufficiale indicandole la porta verso il suo futuro incerto, certo, ma tutto da scrivere. Non si vedranno più.
Infine, Ermal Meta lancia il suo accorato e sentito appello:
Due atti di gentilezza salvarono quattro vite. Tra quelle vite c’era anche la mia. Siate gentili, potreste salvare qualcuno.