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Il volontariato può cambiare la vita?


Il volontariato ha la capacità di cambiare le vite, sia di chi riceve i benefici dell’attività, sia di chi si mette in gioco, carico di voglia di fare, senza chiedere nulla in cambio. La storia di France Imafidon, 25enne originario della Nigeria, è l’esempio perfetto di questo secondo caso. Sono state, infatti, la sua estrema disponibilità, la voglia di imparare e la sua naturale attitudine a sorridere all’altro ad aprirgli una serie di porte e a dargli la possibilità di provare a realizzare i propri sogni. Ma andiamo per ordine.

Nel 2015, a soli 17 anni, France ha deciso di partire da solo, lasciando tutta la famiglia nel paese natale, per cercare di costruirsi un futuro migliore in Europa. «Non vivevo male, non sono scappato dalla guerra come tanti – racconta – Ma sapevo che fuori dall’Africa avrei potuto avere una vita diversa». E così ha iniziato un lungo viaggio, durato quasi un anno a causa di una lunga permanenza in Libia, notoriamente un luogo non facile per i migranti, durante la quale ha cercato di racimolare i soldi sufficienti a permettersi la traversata del Mediterraneo.

Lambienteinvita

«Ci ho messo un po’, perché ho lasciato casa a gennaio per arrivare in Italia a dicembre, ma poi sono stato veramente fortunato – ammette il giovane – Sulla barca eravamo solamente in 50, non eravamo schiacciati come in molti altri casi, in cui vengono caricate il triplo delle persone. Chi è partito è arrivato a destinazione, non abbiamo subito perdite e il viaggio in mare è stato liscio. Arrivati a Lampedusa hanno preso i nostri dati e ci hanno fatto salire su pullman diversi. Il mio mi ha portato fino a Milano». Dal capoluogo lombardo, è stato trasferito a Como, al centro di via Borgovico dove, con encomiabile entusiasmo, ha iniziato a costruire la propria nuova vita. Tutto è iniziato con le prime lezioni di italiano, fondamentali per provare a farsi strada nel mondo del lavoro. Ma a France, due ore di scuola, non bastavano. «Avevo comunque più di 10 ore al giorno in cui non sapevo cosa fare – ricorda – Mi sembrava di buttare il mio tempo. Quindi ho chiesto di darmi la possibilità di fare qualche attività. Mi hanno proposto di fare volontariato al centro di raccolta rifiuti di Maslianico, insieme all’associazione Lambienteinvita. Sapevo che non mi avrebbero dato soldi, ma non mi importava. Volevo tenermi impegnato e fare la conoscenza di nuove persone». Ed è proprio qui che, grazie al viavai di gente, gli si è presentata la prima opportunità lavorativa.

«Gli è stato chiesto di andare a lavorare in un ristorante sul Bisbino – ricorda Salvatore Reina, vicepresidente e socio fondatore de Lambienteinvita – Gli ho fatto presente che non aveva una macchina per andarci, ma con il solito entusiasmo ha risposto che ci sarebbe andato pure a piedi. Poi, per gli evidenti problemi logistici, l’opportunità non si è concretizzata, ma la sua capacità di relazionarsi e di mettersi in gioco gli è stata utile per crearsi altre occasioni. È un esempio: ha dimostrato che, non restando chiusi in un angolo, ma impegnandosi, anche nel volontariato, si può fare strada. Oggi abbiamo diversi ragazzi che stanno seguendo un percorso molto simile al suo insieme a noi».

Qualche tempo dopo, infatti, si è presentata una nuova proposta lavorativa, questa volta a Cernobbio, da “Non solo barche”. Cercavano una persona che accompagnasse i turisti in barca a scoprire le bellezze del lago e France non ha esitato a proporsi. «Mi hanno chiesto se avessi mai guidato una barca – racconta – Non sapevo da dove si cominciasse, ma ho risposto che avrei imparato in fretta». E così è stato. Il giovane nigeriano ha combattuto prima contro le difficoltà di apprendimento, poi contro le barriere del pregiudizio di chi trovava strano affidarsi a una guida di colore sul Lago di Como. Ha imparato a non darci peso, spinto anche da un ambiente lavorativo che, fin da subito, gli ha dato fiducia.

«Le mie famiglie comasche»

«La famiglia Luppi, che guida l’attività, è anche la mia famiglia – ammette – Così come lo è Salvatore Reina, che mi ha sempre trattato come un figlio. Grazie a loro mi sto costruendo una vita indipendente. Ricordo ancora le emozioni del primo contratto e della prima busta paga. Non avevo mai visto tutti quei soldi in una sola volta e, tra l’altro, non avevo nemmeno prestato molta attenzione a quanto dovessero pagarmi. Mi bastava lavorare». Se oggi, anche grazie alla propria voglia di lanciarsi in nuove avventure, partendo dal volontariato, France può dirsi felice, ci sono ancora una serie di sogni nel cassetto da realizzare. Il primo, quello più importante, è ricongiungersi con la famiglia, che ha già potuto andare a trovare di recente dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno. Il secondo è quello di prendere la patente per guidare i taxi, aumentando, così, le proprie possibilità di lavoro in città. Il terzo, il più curioso, è quello di diventare cittadino di Maslianico.

«Avendo fatto volontariato al centro di raccolta conosco parecchia gente lì – conclude – Oggi vivo a Monte Olimpino e sto bene, ma Maslianico è il luogo che mi ha accolto e che sento come casa. La famiglia Luppi mi sta aiutando a cercare un’abitazione. Spero che questo sogno si realizzi presto».



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