La romanticizzazione della quarantena è un privilegio di classe. Intendiamoci, #iorestoacasa, i flash mob sui balconi durante le prime settimane, l’invito a passare più tempo con la famiglia sono cose positive che in un modo o nell’altro ci stanno aiutando in questo periodo difficile, ma alla base hanno come presupposto che la propria vita scorresse placidamente ancora prima del dramma Covid. Perché se vivere chiusi in una casa di 80 metri quadri in 5 persone non era sostenibile prima, figuriamoci adesso. Ci sono poi i casi limite: chi ospita un parente anziano o con handicap, chi non ha un lavoro o lo ha perso con l’attuale crisi, chi vive le situazioni drammatiche della droga e della violenza in famiglia.

Sono le situazioni invisibili che adesso iniziano a ribollire pericolosamente come in una pentola a pressione, e Cerignola, dati alla mano, non è esente da questa situazione. Per intenderci, basti pensare che le domande per accedere ai buoni spesa sono state 2600 (anche se si vocifera che non tutte siano ‘sincere’), 1250 i ticket consegnati fino ad oggi. Tutto indice del grave momento di difficoltà che stanno vivendo molti nuclei familiari nel centro ofantino.

C’è poi un’ulteriore variabile che non viene mai meno, ed è quella dell’illegalità. Tralasciando alcuni casi di mancato rispetto delle norme di distanziamento sociale che si verificano a Cerignola come in tutta Italia (uscire più volte al giorno per fare la spesa, strade troppo affollate visto il periodo in alcuni giorni della settimana, assembramenti non necessari quando si fa la fila ecc…), o le lamentele, per altro mai confermate dalle autorità, su casi di violazione dell’isolamento domiciliare, il fattore più allarmante è che da inizio quarantena si sono registrate due rapine (una presso una stazione di servizio sull’A14 e l’altra all’Eurospin), due tentati furti di vetture e uno scippo in pieno centro. Insomma, pare che l’emergenza Covid non abbia scoraggiato la microcriminalità, anzi probabilmente le situazioni borderline hanno accentuato il fenomeno. Lavoro extra per le instancabili Forze dell’Ordine.

SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO AI PIU’ DEBOLI

Se il quadro è assai complesso, è altrettanto vero che, come cantava Fabrizio De André, “dal letame nascono i fiori”. La comunità cittadina ha saputo tirare fuori il meglio di sé da questa vicenda mettendosi a servizio proprio di chi vive situazioni di difficoltà.

Ne abbiamo parlato con il direttore della Caritas Diocesana Don Pasquale Cotugno che dall’inizio dell’epidemia sta cercando, assieme ad un nutrito gruppo di volontari, di alleviare le sofferenze di chi subisce le conseguenze più pesanti del lockdown. «Molte situazioni a rischio già le conoscevamo prima dell’emergenza, ma l’aspetto che ci ha colpito maggiormente è l’emersione di una nuova povertà. Famiglie che fino a qualche settimana fa riuscivano a sbarcare il lunario grazie a lavori saltuari o precari si sono ritrovate nel giro di pochi giorni senza l’unica fonte di guadagno che avevano. Così abbiamo ricevuto richieste d’aiuto anche da persone che prima d’ora non ne avevano mai avuto bisogno. Abbiamo letto tanta rabbia, ma anche commozione e gratitudine negli occhi di questa gente».

La situazione diventa più difficile nelle periferie: «In quelle aree l’assenza di movimento, il buio e il silenzio hanno portato molto disorientamento – dice Don Pasquale –. La disperazione qui è palpabile perché proprio in queste zone che si concentrano le fasce più a rischio». L’emersione della nuova povertà si legge anche nei numeri. Sono infatti quasi 1800 i pacchi della spesa preparati dalla Caritas, ad un ritmo di 70-80 al giorno. «Cerchiamo di fornire un sostegno alimentare – spiega il direttore della Caritas – ma anche di sopperire a bisogni come l’acquisto di medicine, l’assistenza degli anziani, il pagamento delle bollette, o il ritiro della pensione».

Di fronte a questa emergenza sociale però la società civile non è stata inerme: «Ci sono oltre 40 volontari che stanno operando in questo momento, in costante collaborazione con la Croce Rossa e la Protezione Civile. E’ stato bello vedere come persone che in primo momento si sono rivolte a noi per chiederci aiuto si siano poi unite alla nostra squadra mettendosi anche loro in gioco», sottolinea con soddisfazione Don Pasquale.



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