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Era già previsto che avremmo dovuto affrontare una nuova difficile stagione per la pandemia da Covid-19. Che non avremmo dovuto abbandonare comportamenti protettivi a tutela di ognuno e nell’interesse della collettività. Che sarebbero stati auspicabili atteggiamenti di responsabilità da parte di tutti. Perché il coronavirus è sempre tra noi con le sue drammatiche conseguenze.

Appena “si sono riaperti i varchi nelle nostre trincee di protezione” è ripresa una diffusione che in alcuni territori, in particolare, sembra ritornata inarrestabile. Aumentati i contagi e i ricoveri. Una imprudente combinazione tra la sottovalutazione e il desiderio di tornare in tutti i modi alla normalità. Una rimozione mista alla presunzione di semplificare un fenomeno decisamente complesso.

Pertanto, è doveroso – prima di tutto sotto il profilo epidemiologico e della prevenzione sanitaria nonché della responsabilità sociale – continuare a ricorrere a procedure e comportamenti che possono arginare la ulteriore diffusione della pandemia. Tra queste il contact tracing.

Il premier Conte e il ministro della Salute Speranza, con un appello, hanno sollecitato a scaricare sui telefonini l’App Immuni per contrastare la diffusione del coronavirus. Anche l’ANCI ha invitato i Comuni a collaborare nella promozione di Immuni presso le aziende e le associazioni che operano sul territorio comunale. Analizziamo alcuni tra i principali aspetti del contact tracing con l’App Immuni.

Per intervenire tempestivamente sulla diffusione del virus bisogna ricorrere, come consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla strategia delle “tre T”: Testare con i tamponi e i test sierologi, Trattare con l’assistenza domiciliare ed ospedaliera, Tracciare con l’App i contatti dei casi positivi. Quest’ultima strategia richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti noi. È un dovere civico e morale verso sé stessi e gli altri. Il tracciamento, infatti, può favorire risultati molto utili, limitando la moltiplicazione del contagio. Basti pensare che l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che ben il 35,8% dei nuovi casi è stato diagnosticato nell’ambito di attività di contact tracing.

A breve, peraltro, Immuni dialogherà con le sue omologhe in Europa – visto l’aumento dei casi registrati – così da consentire una migliore gestione del tracciamento dei contagi a livello europeo. Per quanto riguarda l’Italia, purtroppo, dobbiamo rilevare che l’utilizzo dell’App Immuni è ancora molto scarso, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Gli ultimi dati ci dicono che solo il 18% della popolazione italiana, tra i 14 e i 75 anni che possiede uno smartphone, ha scaricato Immuni, a fronte di un obiettivo da raggiungere del 60% che consentirebbe davvero una reale efficacia del tracciamento. È un dato che sconcerta visto che ormai ognuno possiede uno smartphone pieno di applicazioni di ogni tipo.

L’applicazione è gratuita e bisogna scaricarla sul proprio smartphone così come una qualsiasi altra applicazione. Quando un utente risulta positivo al virus l’applicazione consente, attraverso una notifica, di allertare in modo del tutto anonimo le persone con cui è stato a stretto contatto e che potrebbe quindi aver contagiato. È un’informazione tempestiva che consente – potenzialmente ancor prima di sviluppare i sintomi del Covid-19 – un immediato ricorso al medico per l’approfondimento della propria situazione salutare. In tal modo si evita il contagio di altre persone e si contribuisce alla riduzione della diffusione del virus.

Il principale interrogativo che viene posto è in merito alla tutela della privacy.

Tutti gli esperti del settore informatico rassicurano che l’App è stata sviluppata nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea a tutela della privacy. Nello specifico, si tratta di un meccanismo che fa ricorso all’emissione di codici casuali da parte degli smartphone mediante sistema Bluetooth e non raccoglie dati di geolocalizzazione come quelli del Gps che, invece, traccerebbero gli spostamenti. Quando si scarica l’applicazione non viene richiesto alcun dato sensibile personale come nome e cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o mail.

Abbiamo sperimentato di tutto in questa pandemia: dagli effetti sulla popolazione mondiale senza alcuna limitazione geografica alla sottovalutazione delle evidenze da parte di culture politiche che hanno ritenuto di poter essere indenni o addirittura di costruire attorno alla negazione del virus un consenso politico. Fortunatamente, al contempo, abbiamo anche assistito e testimoniato tanto rigore e solidarietà, dedizione e professionalità che non possono essere vanificati.

Adesso è il tempo per poter riprendere, con le dovute precauzioni, i necessari ritmi di vita lavorativi, le relazioni umane sacrificate dal distanziamento fisico e dal lockdown. Però bisogna convivere con il virus mettendo in campo ogni azione utile di prevenzione, anche quelle che la moderna tecnologia ci mette a disposizione. Per queste ragioni un appello alla responsabilità di ognuno di noi.

Nell’etica della sanità pubblica, la responsabilità e la solidarietà fondate sulle robuste basi dell’altruismo non rappresentano solo l’effetto indotto da una drammatica stagione. Rilevano, piuttosto, il portato sempre attuale del dettato costituzionale in cui si “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

In questa condivisa visione si riconosce il valore etico-sociale imprescindibile della “responsabilità per altri” che giustifica il ricorso a procedure tecnologiche di contact tracing nel pieno rispetto delle garanzie di ognuno.    





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