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Monza ospedale San Gerardo dalla Barilla al balilla. Dall’olio di ricino a quello extravergine. Dopo Margaret Thatcher che negli anni Ottanta nell’immaginario della sinistra rubava il latte ai bambini, ora arriva quella brianzola a togliere la pastasciutta ai medici e agli infermieri dell’ospedale. Sembra una battuta, ma è quanto sta accadendo a Monza e dintorni. La beneficenza ai tempi del Covid diventa una questione di cuore. Per molti. Come i volontari che ogni giorno cucinano pasti e li distribuiscono gratis. Non mi dilungo a spiegare l’iniziativa. L’ho già fatto. Il link è del 18 marzo. Non di ieri. Questione di cuore ed anche di fegato amaro per qualche altro (non molti). Evidentemente nostalgico della polemica a senso unico e a tutti i costi. Sì. Cuore e fegato. Visto che di ospedali stiamo parlando.

Monza ospedale, le mani in pasta

Cosa nota è che l’invidia sia la più grande Forza che muova l’Universo da noi conosciuto. Dopo quella di inerzia. Perchè di invidia si deve trattare. Visto che non esiste altra spiegazione logica possibile alle polemiche. Perchè a Monza donare pasti caldi alle persone impegnate in prima linea contro il virus, ai bisognosi di tutti i colori, ai soggetti a rischio, può essere un problema. Se non fatto con il bollino della sinistra. E pensare che i pasti nulla costano alla collettività. Perchè non servono. Dicono. Balle. Perchè a distribuirli sono i ragazzi della curva del Monza calcio. Alcuni iscritti ad una Onlus (BranCo) legalmente riconosciuta, autorizzata che ha un difetto. Non è omologata a sinistra.

Di cosa stiamo parlando

Non stiamo parlando di qualche pacchetto di penne lisce raccolte alla Festa de L’Unità. Ammesso che questa esista ancora e non sia caduta in “cattive” mani. Ma di migliaia di pasti. Centinaia e centinaia di consegne senza un problema. I cuochi cucinano. I ragazzi macinano chilometri e chilometri. Si pagano benzina, mascherine e guanti. Tutto a gratis. Con la “a” rafforzativa come si usa in Brianza. Ma questi della Curva Pieri dove vivono? Non sanno che debbono essere sempre brutti, sporchi e cattivi? In tre mesi di attività in Primavera e in questi 15 giorni, non hanno fatto un saluto romano. Hanno cantato Giovinezza a squarciagola? No. Hanno picchiato qualcuno? Neppure. Non hanno distribuito olio di ricino, ma solo extravergine di oliva. Le uniche intolleranze che ho visto sono quelle alimentari. Non si fa così! Vergogna. Loro sono nati per agitare i sogni democratici, non per fare beneficenza!

Lesa maestà, Biancaneve e i nani della politica

Monza ospedale, lesa maestà. Per la sinistra forcaiola dei centri sociali. Ma ci siamo abituati. Per i radical chic e choc nostrani che pontificano dal divano di casa senza sapere e senza informarsi. Pure questa è cosa nota. Per quelli che firmano le interviste stando in una comoda baita di montagna. Questa mancava. Una colpa che va lavata col sangue dei comunicati. Tutti uguali. Stantii e che olezzano di muffa politica. Ma tutta questa gente perchè per tre mesi a marzo, aprile, maggio è stata in silenzio e si sveglia solamente ora? Perchè non si è destata dal torpore quando si faceva e portava da mangiare in Prefettura, ai poliziotti, ai vigli urbani, ai volontari, ai medici, infermieri, personale in servizio in ospedale, ai frati, alle famiglie bisognose. Sempre le stesse persone allora come ora. Quasi 15mila pasti e zero polemiche. Celiaci compresi. Un successo riconosciuto da tutti. Anche dal silenzio di allora della sinistra. Perchè il Comune ha cercato di coinvolgere una scuola? Ma è esattamente il contrario. L’iniziativa non solo va avanti, ma dopo il comunicato del Pd sono decine le singole persone che vogliono partecipare e danno di tutto. Riso, pasta, pomodoro, burro e persino i “verzini”. Caso mai ci scappa anche un piatto di cassouela. Sempre gratis. Pure da Livigno si sono mossi.

Perchè serve la schiscetta

Qualcuno ha messo in dubbio che consegnare ogni giorno 100 pranzi e 100 cene al San Gerardo ed un altro quantitativo considerevole a quello di Vimercate, è inutile. La mensa funziona. Certo. Ma i deficienti (nel senso latino del termine, deficio mancante…) non sanno che nelle mense dell’ospedale non si può andare con nessun capo di abbigliamento che arriva dal reparto (camici, tute, o altro). Se uno vuole mangiare deve cambiarsi interamente. Scendere, mangiare, tornare su, ricambiarsi
senza contare che ovviamente non si può fare mentre sei in reparto, devi farlo all’inizio o alla fine del turno. E molti saltano pranzo e cena. E magari dopo 12 ore di lavoro uno non vede l’ora di andare a casa e mangiare la schietta fornita dal Alpini, cuochi e distribuita dai ragazzi della Curva Pieri.

Se ci sei batti un colpo

Monza ospedale, la cucina funziona. È una cucina da campo che tra mezzogiorno e sera sforna circa 300 pasti. Le materie prime arrivano da mille rivoli spontanei. Dalla grande distribuzione, ma soprattutto dalle casalinghe e pensionati. Monza, Lesmo, Desio, Biassono, Muggiò, Lissone. Forse la migliore risposta a chi vorrebbe “terminare” l’iniziativa l’ha data due settimane fa una vecchiettina. Una bottiglia d’olio, una confezione di pasta e due latte di pomodori. “Lo dica al San Gerardo che ci sono anche io”. Certo signora. Lo diciamo noi (io, i cuochi, i ragazzi della curva, gli stupendi alpini, i volontari della Protezione civile) tutti i giorni che Dio manda in terra. Perchè il virus si combatte con i fatti non con i comunicati. Anche con un piatto di pasta cucinato da persone che per colpa sua (del virus) stanno perdendo il lavoro. Potrebbero dirlo anche quelli che hanno fatto un comunicato contro. Può essere. Io in tutto questo tempo non ne ho visto uno solo darsi da fare al posto di chi hanno criticato. Li ho aspettati invano. Ogni mattina trovo sempre gli stessi che raccolgono gli alimenti, cucinano, distribuiscono. Pazienza. Ce ne faremo una ragione, ma andiamo avanti lo stesso…

Marco Pirola

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