La mamma di Davide Trudu, il giovane di Samassi morto a seguito di un incidente avvenuto in campagna, ha “ridato” per sempre la vita a suo figlio consentendo a qualcun altro di avere una seconda opportunità grazie alla donazione degli organi del giovane. Una scelta non facile, “ho consultato i miei figli – aveva detto in un’intervista a L’Unione Sarda – , la decisione l’ho presa con loro. Da questo vorrei che arrivasse un insegnamento: Davide non sarebbe tornato con noi, ma donare significava dare speranza ad altre persone sfortunate che avrebbero continuato a vivere. Mi aggrappo a questo per ora, poi mi piacerebbe conoscere e abbracciare chi vive grazie a lui”.
Proprio nei giorni in cui la famiglia Trudu viveva un grande dolore, da qualche altra parte in Italia si accendeva quella speranza di cui parlava Ignazia Sanna. Un 18enne a cui il coronavirus aveva devastato i polmoni veniva tenuto in vita, in Lombardia, attraverso la circolazione extracorporea, e solo grazie ai polmoni ricevuti da un donatore potrà avere un futuro.
E chissà se davvero, come ipotizza “Prometeo Trapianti Sardegna”, associazione no-profit, tra queste due storie c’è un legame. “Non abbiamo certezza – si legge in un post su Facebook -, ma crediamo che un ragazzo lombardo di 18 anni ‘respiri grazie ad un dono proveniente dalla Sardegna”.
E questa certezza non si può – giustamente – avere perché per legge “il personale sanitario e amministrativo impegnato nelle attività di prelievo e di trapianto è tenuto a garantire l’anonimato dei dati relativi al donatore e al ricevente”.
Ma, se così fosse, mamma Ignazia avrà raggiunto lo scopo del suo grande gesto di generosità.
(Unioneonline/s.s.)