La Giornata mondiale della gentilezza si festeggia in tutto il mondo il 13 novembre, World Kindness Day in inglese. Questa insolita ricorrenza è stata istituita nel 1998 dal World Kindness Movement, un’organizzazione che promuove il potere positivo della gentilezza e si propone di ispirare gesti di generosità e altruismo «per creare un mondo più gentile».
Al movimento aderiscono rappresentanti di 27 nazioni, che periodicamente si riuniscono in un’assemblea generale per discutere progetti di mutuo aiuto, condivisione e sviluppo sostenibile. La costola italiana è nata nel 2000 e ha sede a Parma.
Gentilezza, in comune
Tutto attorno al movimento italiano ruota una galassia di associazioni che ne condividono lo spirito e gli obiettivi. Nel 2019 ha avuto un certo seguito l’appello di due realtà torinesi alle amministrazioni comunali: dotarsi di un assessorato alla Gentilezza per stimolare buone pratiche di inclusività, generosità e attenzione verso il prossimo. L’ultima a raccogliere l’invito è stata Locorotondo (Bari), dove Paolo Giacovelli ha ottenuto la delega pochi giorni fa e ha subito promosso #SorridiamoConGliOcchi, un contest giocoso con lo scopo di alleggerire il periodo che stiamo vivendo agli occhi dei bambini.
Una figura simile esiste in altri 13 Comuni e ha il compito di sensibilizzare i cittadini ai comportamenti positivi, di prendersi cura di chi soffre o è in difficoltà e di accrescere lo spirito di comunità attraverso iniziative di cittadinanza attiva.
George SAUNDERS: “L’egoismo è inutile”
Nel 2013 l’autore e saggista statunitense George Saunders ha tenuto un discorso ai laureandi della Syracuse University sull’importanza della gentilezza (diventato anche un libro pubblicato in Italia da minimum fax). «Ciò che rimpiango di più nella mia vita è aver mancato di essere gentile. Mi riferisco a quei momenti in cui davanti a me c’era un altro essere umano, addolorato, e io ho reagito… assennatamente. In modo riservato. Bonario», si rammarica il Saunders professore. Il suo invito è a essere meno egoisti, più amorevoli e aperti non per principio, bensì perché è la testimonianza più alta di una presa di coscienza e responsabilità: siamo tutti connessi e interdipendenti. Siamo tutti sulla stessa barca.
LA GENTILEZZA È UN TOCCASANA
Chi pratica la gentilezza sa di agire anche per se stesso, perché ne ricava appagamento. Questo appagamento però viene spesso bollato come egoista e dunque censurato insieme alla gentilezza stessa. L’aspettativa di una ricompensa però non ha niente a che vedere col concetto che stiamo esplorando. Infatti chi oserebbe continuare a definire “gentile” un gesto che sin dall’inizio si pone come uno scambio di favori? La gentilezza è un dono, non un credito, e proprio per questo ci fa sentire bene. Un gesto gentile si perfeziona nel momento in cui viene fatto, quando irrompe nella realtà. Non mi servono complessi calcoli su cosa si aspetta l’altro, su come giudicherà il mio slancio, su come (e se) lo ricambierà.