Volevano solo essere gentili. E questo era il tempo giusto per farlo. Così hanno scelto una piazza, San Michele Mondovì, e un mercato. E lì hanno messo il loro banchetto. Non vende niente. Dispensa gentilezza a caso. Per chiunque. In pillole: giovedì, per esempio, Marta e Nicoletta hanno regalato semi di erbe aromatiche. Prima ci sono stati i girasoli, i fiori, le foto scattate con la polaroid a raccontare come si resta umani prendendosi per mano o potendosi ancora abbracciare. O con le parole: su fogli di carta con citazioni altrui o per voce propria. Anche cose semplici, tipo «ti sono vicino», «ti regalo un sorriso».
Si fa presto a essere gentili. Il problema è che molti non sanno più come si fa. Non a dare gentilezza: per questo ci sono Marta Migliore e Nicoletta Biga. Loro sanno. Lavorano nel sociale e per la cooperativa Caracol, che insieme al Comune (dove c’è un assessorato alla Gentilezza) ha dato avvio al progetto. L’impresa è saper ricevere. «Mi ha colpito -dice Marta – la diffidenza delle persone. Di molti che ci prendevano per le associazioni, peraltro dalle nobili cause, che donano cose per ricevere offerte. La domanda più frequente è stata: cosa vi dobbiamo in cambio? Se è gratis non è normale».
Già. La rarità del gesto gratuito, per pura umanità. Le esperte in gentilezza: «Il progetto Panta Rhei ha coinvolto anche il Cssm e molti ragazzi, che hanno scritto i biglietti. A un certo punto hanno deciso di rompere il ghiaccio della diffidenza e iniziato a muoversi fra i banchi, regalando fiori e pensieri». Con l’altro risvolto della gentilezza per chi, come Marta, la pratica a piene mani: «Restituisce tanto. Anche la capacità di misurarsi con se stessi. E capire i confini dell’umanità, propria e altrui».