Il cantante sarà oggi al Festival di Majano: devolverà il compenso della serata: «Sul palco soltanto con la chitarra e le mie canzoni, si riparte con la semplicità»
Ogni concerto ha un significato speciale, per chi suona e per chi ascolta. Alle volte poi le scintille che dal palco si diffondono verso la platea prendono direzioni inaspettate, regalando emozioni e solidarietà anche a chi non è presente. E chissà se questa era l’immagine a cui pensava Nek quando ha deciso di devolvere i suoi compensi degli appuntamenti del nuovo tour “Solo: chitarra e voce” al fondo “Covid 19 – Sosteniamo la musica” di Music Innovation Hub, con il supporto di Spotify e promosso da Fimi (Federazione industria musicale italiana).
Una tournée che farà tappa oggi, martedì alle 21.30, anche al Festival di Majano.
«Quando mi hanno parlato di Music Innovation Hub e della possibilità di collaborare attraverso dei concerti non ho avuto dubbi. E così ho cercato di unire l’utile, aiutare altri in difficoltà, al dilettevole, un concerto chitarra e voce che avevo in mente da tempo».
Salirà sul palco solo con la sua chitarra?
«Si deve partire dalle cose semplici per ritornare eventualmente a considerare la complessità di uno spettacolo. Ci saranno la chitarra e le canzoni del mio repertorio, non serve nient’altro per questa modalità. E mi sono reso conto che la gente vuole emozionarsi, la gente vuole questo: in questo momento l’essere tornati all’essenzialità delle cose è piaciuto molto».
Come si compone una scaletta con alle spalle così tanti successi?
«Questo concerto segue un ordine cronologico, mi sono preoccupato di seguire esattamente i tempi della mia carriera. Porterò un pezzo di John Denver, il primo brano che ho suonato con la chitarra nella mia vita, ci sarà “Io ti vorrei”, la canzone con cui mi sono esibito nel primo show televisivo a cui ho partecipato, e il brano del mio primo Sanremo. E poi le collaborazioni e gli aneddoti dietro alla nascita dei miei pezzi».
Come pensa sarebbe stato iniziare la sua carriera al giorno d’oggi?
«È difficile rispondere, probabilmente avrei tentano la carta dei talent. Nonostante io creda quel tipo di esordio sia tanto bello quanto insidioso perché ti espone immediatamente ai media, non ti dà la possibilità, come è stato per me, di iniziare facendo un percorso che dalle cantine mi ha portato alle grandi arene. E non lo avrei escluso sapendo come sono fatto: per me la musica è e sarà vita, è il mio linguaggio, è ciò per cui sono nato».
In che modo crede evolverà la situazione musicale nei prossimi mesi?
«Io sono fiducioso di natura quindi il fatto che già tra aprile e maggio si palesava l’idea di questa ripresa, seppur lenta, dei concerti e di questa volontà da parte dei professionisti del mondo dello spettacolo di rimettersi in sesto mi ha rinfrancato molto. Dobbiamo essere tutti uniti: mai come oggi ci siamo resi conto che aiutarci è l’unico e solo antidoto al problema». —