“Lo Stato dovrebbe imporre ai dipendenti pubblici in smart working un contributo di solidarietà del 3-4% sullo stipendio, a vantaggio di lavoratori, famiglie e persone in gravi difficoltà”. A dirlo, come riportato da Repubblica, il nuovo presidente di Confindustria Maurizio Bigazzi, 80 anni, presentandosi martedì mattina alla stampa.

Perché secondo Bigazzi “ci sono quattro milioni di dipendenti pubblici in smart working che nessuno controlla. Molti di loro, sostiene Ichino, è come se fossero in ferie che ora si vogliono prolungare fino al termine del 2020. Sono persone che se ne stanno tranquillamente a casa, non rischiano il posto di lavoro, hanno più tempo libero e risparmiano i soldi del trasporto casa-lavoro” e quindi, secondo il neo presidente degli industriali fiorentini “lo Stato dovrebbe imporre loro un contributo di solidarietà”, anche perché, dice ancora a Repubblica “in passato è toccato anche me, da dirigente in pensione, dover subire un prelievo forzoso di solidarietà, non vedo perché ora non debba capitare a queste persone privilegiate”.

Parole che hanno fatto infuriare i sindacati, con i quali non poteva esserci esordio (seppur a distanza) peggiore. “Le parole del neopresidente Bigazzi sono inaccettabili. Il maggior problema del lavoro pubblico è che in questi anni sono stati fatti troppi tagli. Lo smart working non è stare ‘in ferie’, è lavoro a tutti gli effetti e anzi piuttosto ha bisogno di essere normato. Su questo Bigazzi può chiedere lumi soprattutto alle tante donne che in telelavoro hanno visto peggiorare le possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Altro che ‘contributo di solidarietà’”, replica duramente con una nota la segretaria generale della Cgil Firenze Paola Galgani.

“E’ intollerabile mettere di nuovo nel mirino i lavoratori del pubblico, fondamentali per la tenuta del nostro Paese, come dimostrato una volta di più con la gestione dell’emergenza Covid. Il lavoro pubblico è un bene da difendere”, aggiunge Galgani.

Ancora più dure le parole del segretario generale della Cisl Funzione Pubblica Firenze-Prato Nicola Burzio. “Non si fanno provocazioni sulla pelle della gente. Perché Bigazzi non dà un’occhiata agli stipendi dei dipendenti pubblici”. “Poi – continua Burzio – è necessario fare chiarezza: la pubblica amministrazione non ha mai chiuso, nessuno è stato in vacanza, si è continuato a dare servizi fondamentali per le imprese e per i cittadini. Serve migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, non dichiarazioni di basso profilo e slogan stantii che danno un’immagine del lavoro pubblico fatto di privilegi”.


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“Riducetevi i compensi in maniera strutturale a voi stessi a ai vostri manager. Imponendo che nessun manager possa guadagnare più di 3 volte l’operaio meno pagato. Sappiamo che non lo farete, perché la realtà è un’altra da quella che raccontate. Lei rappresenta un pezzo di tessuto imprenditoriale, gioca la sua partita, quella del profitto, quella di chi per rimanere a galla ha bisogno di sfruttare i lavoratori e rappresenta una parte della società, di sicuro non i lavoratori e le loro famiglie”, si legge infine in un comunicato diffuso dall’Usb, Unione sindacale di base di Firenze.



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