USSITA – Dopo il cedimento il 2 aprile di quest’anno della struttura realizzata nel 1982 si è costituito un comitato formato da varie anime della comunità allargata del piccolo paesino montano marchigiano. L’obiettivo e rigenerare uno dei simboli più cari alle persone del posto come segno di unione e di speranza, anche in vista della sfida della ricostruzione.
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Una nuova Croce per il monte Bove di Ussita. È questo l’obiettivo del comitato nato qualche mese fa e che ora sta concretizzando il desiderio della piccola comunità montana, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini di poter vedere di nuovo spiccare sulla cima uno dei suoi simboli. La vecchia croce infatti, posizionata a 1.905 m slm nel 1982, era stata prima minata alla base dalle scosse del 2016 per poi piegarsi definitivamente il 2 aprile di quest’anno, a causa delle intemperie.
Non è “solo” una croce ma un vero e proprio simbolo comunitario dato che diverse persone che hanno aiutato a tirarla su negli anni Ottanta sono ancora vive. O sono vivi i loro nipoti, che vedono in quella croce un raccordo della storia e della memoria. Tra i promotori più attivi della croce negli anni Ottanta ci fu anche don Angelo Montebovi, il prete della frazione di Sorbo. La prima struttura era addirittura di legno e andò distrutta alla fine degli anni Settanta. Poi è arrivata la croce durata fino a quest’anno, ciascuno portò fino in cima 3-4 chili di acciaio per poi assemblarla in vetta. La prossima croce, che sarà installata in autunno, sarà posizionata in modo da non modificare il colpo d’occhio sul paesaggio, ricalcando la prospettiva della croce precedente. Per rimetterla su, il commissario prefettizio Giuseppe Fraticelli ha riunito insieme i soggetti della comunità “allargata” ussitana (dai residenti alle seconde case) che si erano offerti di dare una mano al Comune e ha spronato la costituzione di un comitato all’insegna della collaborazione e di una iniziativa volontaria coordinata. Dopo alcune riunioni è stato aperto un conto corrente per raccogliere le donazioni di chi, ussitano e non, vuole dare una mano.
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