“Sono disponibile a vaccinare ma lo Stato non me lo permette”. Sono queste le parole che, oggi, riecheggiano tra molti infermieri, in tutta Italia. Chiedono di rimuovere il vincolo di esclusività, cioè di poter fare vaccini (e, ovviamente, lavorare) anche al di fuori dell’azienda ospedaliera di turno. Come nel caso di Chiara Alagna: 34 anni, da undici fa l’infermiera all’ospedale di San Gavino e vive a Cagliari. Ha il ruolo di responsabile regionale del Movimento nazionale infermieri: “Chiediamo l’eliminazione del vincolo di esclusività, una catena che ci lega all’azienda. Io, per esempio, sono assunta ma non posso fare la libera professione. Ora stanno pensando a vaccinare la popolazione contro il Covid, dicono che non ci sono infermieri, invece è il contrario. Non si può partecipare al bando per vaccinare”, e, in generale, è impossibile andare da un cittadino, nella sua abitazione, per somministrare qualunque tipo di vaccino, non solo legato al Covid: “Chiaro che non posso guadagnare, a meno che l’azienda non mi paghi il servizio, ma non lo fanno. Sarebbe volontariato, è ora di dire basta”.
La battaglia va avanti da anni: “Ho la mia laurea professionale, il contratto mi vincola e non posso andare, nemmeno, nei gazebo allestiti in vari punti. Basta col volontariato, vogliamo poter lavorare anche al di fuori dell’azienda”.