Sono le associazioni quelle che più conoscono le problematiche del territorio, le famiglie in difficoltà. E di conseguenza sanno trovare anche le soluzioni. Il parere del Direttore del CSV Aurora di Crotone Filippo Sestito
di Benedetta Parretta
Grande risposta di solidarietà con “Aiutiamo Crotone con la spesa sospesa” portata avanti in queste settimane dal Csv Aurora, Arci, Consorzio Jobel, Libere donne e altre sigle che con azioni di volontariato stanno raggiungendo e soddisfacendo i bisogni di 4mila persone a settimana.
Oggi più forte di ieri, vista la forte richiesta di aiuto da parte delle famiglie bisognose, si rafforza l’idea che l’aiuto delle associazioni sia fondamentale in situazioni d’emergenza come quella che stiamo vivendo per l’epidemia da covid 19, non bastano le donazioni private ma servono interventi di altre dimensioni. Basterebbe dare sostegno al rafforzamento del Terzo settore, che non si è mai fermato neanche in questa epidemia
Sono le associazioni quelle che più conoscono le problematiche del territorio, le famiglie in difficoltà. E di conseguenza sanno trovare anche le soluzioni. Le associazioni, le cooperative e i csv sono figure fondamentali per coordinare le attività sul territorio, andrebbero rivalutate e supportate economicamente soprattutto in questa emergenza.
Non basta concedere contributi a fondo perduto in base a una faticosa selezione di progetti, avrebbe più senso sostenere le organizzazioni che hanno dei requisiti di attività dimostrata sul territorio.
Abbiamo chiesto il parere ad un esperto del settore, il Direttore del CSV Aurora di Crotone Filippo Sestito.
Cosa dovrebbero fare le istituzioni per dare slancio alle operose attività di associazioni che anche in questa emergenza si stanno prodigando per la gente del nostro territorio?
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha prodotto effetti imprevedibili che difficilmente riusciremo a superare in tempi brevi. Non si tratta tuttavia esclusivamente di una emergenza sanitaria, la pandemia che stiamo combattendo ha provocato una importante crisi economica e sociale già dopo i primi giorni dal “lockdown”. Soprattutto là dove il tessuto economico e sociale era più fragile, il Sud.
Interi comparti economici sono in grande difficoltà economica, la ristorazione, una parte delle attività commerciali e il turismo in testa, ma non solo. Questa crisi ha messo sempre più in difficoltà le famiglie e le persone più fragili e con esse tutto il mondo del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione che da sempre lavorano per migliore le loro condizioni. Così come è in difficoltà tutto il mondo della cultura, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Diventa necessario, dunque, da parte del governo capire che il Terzo Settore è un alleato naturale per realizzare politiche di coesione sociale. Politiche che non possono non essere di prossimità e che devono vedere coinvolte le moltissime organizzazioni sociali che conoscono il territorio e già vi operano. Un grande contributo potrebbero darlo i Centri Servizio per il Volontariato che sono presenti in tutt’Italia e che rappresentano l’unica grande e affidabile infrastruttura sociale italiana. Il governo, da parte sua, deve concludere l’iter normativo della riforma del Terzo Settore, ma non prima di aver modificato con coraggio tutti quegli aspetti negativi che rischiano di imbrigliare il lavoro delle organizzazioni del terzo settore.
Quali sono le sue proposte?
Io confido molto nel Piano per il Sud voluto dal Ministro Provenzano che prevede importanti azioni e risorse economiche per le regioni meridionali. Quello che auspico è un maggiore coinvolgimento del Terzo Settore nelle scelte normative, chiedendo, al contempo, alle pubbliche amministrazioni di cambiare l’approccio complessivo nei confronti del mondo del sociale. Finché il terzo settore non sarà trattato al pari dell’impresa e finché non sarà finanziato adeguatamente, difficilmente riusciremo a costruire una maggiore coesione sociale nel nostro paese e nel sud in particolare. Si può fare subito attraverso un piano tempestivo di agevolazione del terzo settore al sud, che a differenza del nord non ha fondazioni bancarie che finanziano la sua attività, e attraverso l’utilizzo immediato dei fondi europei che sono già disponibili anche a fondo perduto, come dice il presidente della Fondazione con il Sud Carlo Borgomeo, ma anche attraverso la messa a disposizione di fondi statali dedicati.