In questi giorni terribili che l’Italia sta attraversando causa l’emergenza coronavirus, sempre più maggiormente si sente parlare di “volontariato” che deve essere considerato come un importantissimo ed indispensabile ausilio a coloro che, per compito istituzionale che hanno, operano in tutela della popolazione. Soprattutto in ambito strettamente sanitario il “volontariato” ha e deve assumere un’importanza sempre maggiore dando ad esso la considerazione che merita. Volontari che, con grande e nobile spirito umanitario, scelgono senza nessuna e alcuna retribuzione, di offrire il loro tempo e la loro competenza a sostegno di altre istituzioni, che, per legge, già svolgono il loro lavoro. Ma, attenzione bene, ho parlato di “competenza” perchè proprio su questa voglio soffermare la vostra attenzione. Alludo al fatto che, in questi giorni ove effettivamente serve l’aiuto di tutti, si rischia di “assumere” anche un volontariato impreparato ed armato soltanto di buona volontà. La buona volontà, da sola, non basta e non risolve i problemi. Chi vuole veramente aiutare e collaborare deve essere messo nelle condizioni ottimali per poterlo fare senza il rischio di non servire a nulla o, peggio ancora, di fare involontariamente dei danni ulteriori. Non si tratta soltanto di dare la tuta protettiva e la mascherina, ma occorre dare un’informazione più precisa e dettagliata anche tramite la effettuazione di corsi accellerati anche della durata di sole 24 ore. Eppoi, attenzione anche alla scelta ed alla selezione delle persone che si dichiarano “volontari”. Prima di dare incombenze o incarichi di responsabilità, cerchiamo bene di inquadrare questi personaggi, scegliendo soltanto chi è in grado di poter eseguire i compiti che gli saranno affidati. Non voglio essere cattivo, ma facciamo attenzione a taluni personaggi che, pur di mettersi occhiali, tuta e mascherina, lo fanno solo per farsi belli o mostrare ad amici e parenti che sono loro i “salvatori della patria! ” Siamo in Italia e, spesso, dare una semplice paletta in mano, fa credere a taluni di essere stati nominati carabinieri, poliziotti o finanzieri. I volontari che, come dicevo, operano a livello para-sanitario devono conoscere e sapere molto bene quello che fanno senza correre rischi per se stessi o darne agli altri. Fare il “volontario” non è nè un gioco nè uno scherzo: è assumere delle precise responsabilità e, per farlo, occorre essere coscienziosi e preparati.