Caro dott. Antonio Maria Pasciuto,

Sono un biotecnologo, ricercatore indipendente presso un istituto di ricerca pubblico.
Perdoni la schiettezza ma devo correggerla, perché il suo post contiene una quantità spropositata di fallacie, fra cui dati parziali, pessime interpretazioni di dati reali, congetture prive di fondamento e falsità belle e buone.
Andrò con ordine:

L’adozione delle colture gm ha condotto a un massiccio aumento dell’uso di pesticidi [etc.]
Ecco una frase che non mi aspetto da parte di uno scienziato.
Se un agricoltore ha a disposizione una coltura resistente a un particolare erbicida, vuole utilizzare quel particolare erbicida. Lo usa per eliminare in modo selettivo le piante infestanti senza danneggiare la cultivar. Se l’impiego di questa varietà cresce nel tempo, e sempre più agricoltori scelgono di utilizzarla, è ovvio che l’utilizzo dell’erbicida cresca di pari passo. Non a caso lei ha citato le percentuali di USA e Brasile, dove l’adozione di colture roundup-ready costituisce un vero successo.
Quello che i suoi dati “terroristici” non dicono è che il glifosato, in quanto specifico per l’inibizione di una via metabolica delle piante, è un erbicida tutto sommato meno tossico di altri, e che il suo largo impiego è da favorirsi rispetto all’utilizzo di prodotti più impattanti.

Ciò ha causato a livello mondiale un aumento del numero di erbe infestanti resistenti al glifosato
L’insorgenza di resistenza da parte delle piante infestanti è un fattore naturale, previsto, a cui non si deve guardare con allarmismo ma con criterio razionale. E’ ovvio che se utilizzi una sostanza che distrugge una peste (insetto fitofago o pianta infestante che sia), un’eventuale peste resistente avrà più probabilità di riuscire a proliferare e imporsi come nuova varietà dominante. E’ ovvio che nel corso del tempo il glifosato perderà ogni efficacia a causa dell’insorgenza di piante resistenti, è un concetto che fa parte del gioco, ma se vuole passare il messaggio che questo sottintenda il fallimento della tecnologia GM, vorrei avvisare il lettore che il dottor Antonio si sbaglia di grosso.
La resistenza, come dicevo, è un processo naturale che si applica a TUTTE le attività sia umane che naturali (ad esempio i meccanismi preda/predatore). Infatti la resistenza insorge con l’utilizzo di qualunque pesticida, non certo solo il glifosato.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18264954
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16781885
La lettura di queste due analisi riporta una realtà molto più comprensiva rispetto al suo dato parziale. dal 1990 al 2005 sono cresciuti gli episodi di resistenza rispetto a TUTTE le classi di erbicida prese in esame nei territori nord americani. Quello che lei non dice, è che nonostante il largo impiego del glifosato nel corso di ormai 15 anni, il rateo di comparsa di specie resistenti (numero di specie resistenti per 0.4 milioni di ettari irrorati) è molti inferiore nel glifosato rispetto all’uso di altri erbicidi, e che in ogni caso (qui mi riferisco al secondo articolo, più indipendente come piace ai detrattori) si giunge alla conclusione che l’utilizzo del glifosato è e rimane efficace se adiuvato da un diverso erbicida.
Basta ragionare un minimo sui dati per capire che il glifosato è di fatto un successo nel contenimento delle pesti, permettendo non di eliminare ma di ridurre l’impiego di diserbanti a un numero ristretto, a un’ampia efficacia nel tempo, e a un grado di tossicità inferiore (in senso assoluto, ovvio che è diversa la tossicità del prodotto nel flacone e la tossicità delle tracce di prodotto sulla pianta al momento del raccolto).
E quando il glifosato non sarà più efficace? Si useranno strategie diverse (peraltro già in sviluppo), è questo il senso della ricerca o sbaglio?

più elevati costi di produzione per gli agricoltori
No. Più elevati costi di produzione rispetto all’utilizzo del solo glifosato, ma non certo più elevati rispetto al non utilizzo di varietà GM. Le varietà roundup ready sono un successo commerciale, nei paesi dove sono impiegate. Vogliamo veramente credere che gli agricoltori le scegliessero se non fossero convenienti? Sa cosa non è conveniente? Un raccolto mancato a causa dell’attacco di un insetto. Come nel 2011, ettari di mais perduti a causa della diabrotica. La varietà di mais resistente alla diabrotica (ovviamente GM) esiste da quasi 20 anni, ma in italia non si può coltivare. Una bella beffa.

gravi danni all’ambiente
Prego? Questa è una sua congettura. La invito a riportare fatti e a tenere per sé ogni pregiudizio personale.
Il discorso successivo delle sostanze “velenose” che entrano nel terreno, le falde, ed entrano nel ciclo alimentare, è semplicemente ridicolo. Da uno scienziato mi aspetto maggiore rigore, altrimenti non mi spiego come mai questi “veleni” siano pericolosi solo se GM. E i “veleni” dei pesticidi tradizionali, o dei pesticidi utilizzati in agricoltura biologica? O i pesticidi prodotti dalle piante stesse per autodifesa? Le tossine di origine fungina che proliferano in assenza di un adeguato trattamento delle colture?
Il lettore è messo in guardia, l’agricoltura biologica fa utilizzo di pesticidi, semplicemente ne restringe l’uso a classi specifiche. Alcuni di questi prodotti sono sicuri, altri sono tossici. Paradossalmente uno dei pesticidi ammessi in agricoltura biologica (e totalmente innocuo per l’uomo), il Bt, è lo stesso che sfruttano le piante GM per proteggersi da insetti nocivi. Beffa nella beffa, dal momento che l’insetticida è una proteina contenuta nella pianta stessa, la coltura GM ucciderà solamente gli insetti che cercano attivamente di mangiarla. Viceversa, quando il Bt è impiegato in agricoltura biologica deve essere irrorato (spesso e abbondantemente), mettendolo a contatto indiscriminato con l’entomofauna del campo.
Inoltre lei si dimentica di dire che una pianta sotto attacco di parassiti è in grado di sintetizzare un arsenale di molecole difensive, e il fatto che siano naturali non implica affatto che siano salutari per l’uomo, tutt’altro. Lo stesso dicasi per le sopracitate tossine fungine di cui parla anche il dottor Defez (quelle si, assai tossiche), riscontrabili in percentuali decisamente superiori in raccolti provenienti da agricoltura biologica.

Le colture gm, in quanto parte del modello dell’agricoltura intensiva, concorrono a sottrarre terra e fonte di sostentamento ai piccoli agricoltori
Questa frase è priva di senso. La tecnologia GM è volta solo al miglioramento genetico di una pianta. Il MODO in cui la pianta verrà coltivato, non dipende dalla pianta stessa. Il resto della frase sarebbe più adeguato nel descrivere il modello di agricoltura biologica, dal momento che produce rese minori. Di nuovo, richiedo attinenza ai fatti.

cinque stati europei hanno vietato il mais della Monsanto per le crescenti prove del suo impatto negativo sull’ambiente.
Oltraggiosamente falso. Ad oggi non esiste alcuna, ripeto, alcuna prova che mostri nella tecnologia GM un pericolo rilevante per l’ambiente o per la salute. L’EFSA stessa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, descrive le piante GM approvate come sostanzialmente equivalenti ai loro corrispettivi non GM. Gli stati europei che negano il commercio e la coltivazione di varietà GM (fra cui l’Italia) lo fanno in virtù di clausole di salvaguardia, e di quel principio di precauzione di cui parla a fine testo. Peccato che per invocare la clausola di salvaguardia sia necessario portare prove convincenti della POSSIBILITA’ che la tecnologia in esame possa arrecare danni alla salute e/o all’ambiente. Dal momento che queste prove non esistono, gli stati che ricorrono a questo espediente incorrono in sanzioni, e la clausola di salvaguardia viene rigettata. Il meccanismo è semplice: si avvia una pratica burocratica “inutile” per guadagnare tempo, mantenendo il proprio status GM-free. Una volta che la pratica sarà rigettata dall’UE, basta compilarne una nuova.
La ragione per la quale non si vuole introdurre l’uso di questa utile tecnologia in Italia è puramente politico/mediatico. Nessun governo vuole prendersi la responsabilità di un’azione tanto impopolare.

In conclusione, vorrei spendere due righe sul tema reiterato lungo tutto il suo intervento riguardante gli OGM che “non servono a sconfiggere la fame nel mondo”.
Ora, pensi al Golden Rice II. Questa tecnologia esiste ed è pronta, ma a causa delle resistenze del miope mondo occidentale, non è mai stata impiegata.
http://journals.cambridge.org/action/displayFulltext?type=6&fid=9136417&jid=EDE&volumeId=-1&issueId=-1&aid=9136416&bodyId=&membershipNumber=&societyETOCSession=&fulltextType=RA&fileId=S1355770X1300065X
Secondo questo studio, il mancato utilizzo del Golden Rice sarebbe responsabile di 1.4 milioni di vite dal 2002 al 2014. A me sembra, in tutta onestà, che sia l’attivismo anti-GM a causare danni reali alle persone.
La tecnologia, in quanto tale, è perfettamente in grado di essere utilizzata nella produzione di varietà utili agli usi più disparati, dall’integrazione di vitamine essenziali (come il Golden Rice) all’ottenimento di alte rese di produzione su terreni aridi o con alta salinità. Per non parlare della resistenza ai patogeni. E’ consapevole del fatto che la banana cavendish, la varietà più diffusa e consumata, è estremamente sensibile all’attacco di patogeni (essendo di fatto un clone)? Ora, considerato il fatto che il sostentamento di intere regioni si basa sulla coltivazione e il commercio della banana, crede sul serio che una banana resistente a pericolose infezioni sia inutile a sconfiggere la fame nel mondo?

Lei conclude sostenendo che la logica e il buon senso, gli studi e i dati di fatto ci indichino la necessità di evitare l’uso di OGM, eppure non è capace di operare un’analisi basata su logica, buon senso e nemmeno dati di fatto.
La invito a cominciare a considerare l’ipotesi di essere semplicemente vittima di una fobia nei confronti di qualcosa che non conosce.

Ah, dimenticavo:
Le popolazioni rurali, invece, beneficiano positivamente dei sistemi agricoli verdi, primo tra tutti quello biologico, che creano nuovi posti di lavoro, preservano l’ambiente e garantiscono la crescita economica delle comunità.
No.

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