Per Padova Capitale europea del volontariato 2020 niente fase 2: i volontari veneti rompono gli schemi e guardano già al futuro inaugurando quella che hanno ribattezzato “fase 1+1=3”.
La nuova sfida per Padova, dopo due mesi di impegno in piena emergenza, è stata presentata questa mattina durante una conferenza stampa online che ha visto la partecipazione di Emanuele Alecci, presidente del Csv di Padova; Cristina Piva, assessora al volontariato del Comune di Padova; don Luca Facco, direttore Caritas diocesana e Niccolò Gennaro, direttore del Csv di Padova. Se prima della pandemia il motto della Capitale era “Ricuciamo insieme l’Italia”, da oggi la mission diventa “Ripensiamo insieme l’Italia”, un “percorso culturale” che vuole diventare “laboratorio di sperimentazione e produzione culturale utile al Paese e all’Europa nell’individuazione di prassi e modalità per la ricostruzione dei tessuti sociali ed economici”, spiegano dal Csv di Padova.
“Ripensare insieme l’Italia è il nuovo percorso di Padova Capitale del Volontariato – ha dichiarato Cristina Piva -. Significa passare dalla teoria alla pratica in questa fase che ci ha sorpresi e colpiti così duramente. Significa, in questo nuovo corso, caricarsi sulle spalle la necessità di cambiamento ed essere in grado di generare nuovi stili di vita ed impatto sociale. Serve un volontariato delle idee e della sperimentazione per trovare il modo giusto di vivere con e nella Comunità. Il nuovo welfare di comunità generato dal nuovo corso di Padova Capitale del Volontariato deve diventare occasione di ripensamento per guardare al futuro con nuovi schemi interpretativi”. Con la “fase 1+1=3”, quindi, Padova vuole sottolineare la “portata relazionale” del volontariato. “Un valore aggiunto che moltiplica i benefici e perché la nuova fase si fonda su tre elementi indispensabili – spiega una nota del Csv -: il protagonismo del volontariato e delle organizzazioni del terzo settore nel dare le risposte ai bisogni della nuova fase dell’emergenza attraverso il progetto Per Padova noi ci siamo; il coordinamento e la collaborazione tra Csv, Comune e Diocesi e moltissime organizzazioni profit e non profit. Un elemento che già nella prima fase si è dimostrato vincente e che ora diventa caratteristica strutturale che permette la gestione dell’emergenza e pone le basi per una nuova modalità di lavoro; il terzo elemento è il percorso culturale denominato Ripensiamo insieme l’Italia”. Intanto, nella città, il progetto attivato da Csv, Comune e Diocesi andrà avanti con l’azione immediata di risposta alle emergenze, distribuzione generi di prima necessità e individuazione di azioni di sostegno dei soggetti più deboli, e si implementa di nuove azioni di supporto.
“I volontari che hanno dato disponibilità a continuare la loro azione – ad oggi più di 500 – saranno impiegati infatti anche per l’apertura e la sorveglianza dei 32 parchi pubblici del Comune di Padova riaperti da lunedì 4 maggio – spiega una nota del Csv -. I volontari avranno un ruolo di supervisione per evitare assembramenti e saranno attivi 7 giorni su 7 dalle 11 alle 12.30 e dalle 15 alle 17”.
Inoltre, per dare risposta ai bisogni dei bambini e degli studenti “si stanno cercando spazi utili per i centri estivi e riavviare la scuola – continua la nota -, contando su associazioni, parrocchie e cooperative grazie al coordinamento dell’assessorato all’Istruzione”. Continua l’impegno a favore di chi è in difficoltà. “Con l’esaurimento dei buoni spesa, i beni di prima necessità saranno garantiti grazie alle spese solidali che i cittadini possono continuare a fare in 69 punti vendita della grande distribuzione implementate con fondi del progetto – si legge nella nota del Csv -. Tutta la merce raccolta dai volontari, viene stoccata in 6 magazzini, uno per quartiere e poi distribuita sulla base delle richieste che pervengono al numero dedicato 0492323009. Nella nuova fase il coordinamento delle operazioni di consegna delle spese sarà gestito direttamente dalle associazioni di volontariato che, con il Dpcm del 26 aprile, hanno potuto riprendere le attività”. Nella nuova fase, inoltre, prosegue l’accoglienza delle 52 persone senza dimora presso “Casa Arcella”, in collaborazione con la Caritas diocesana. “Con il progetto ‘Per Padova noi ci siamo’ siamo riusciti fin dai primi giorni ad attivarci per non dimenticare le persone più fragili delle nostre comunità e mettere in pratica il nostro essere capitale europea del volontariato – ha spiegato Alecci, presidente del Csv di Padova -. Con la grande risposta dei volontari e delle associazioni e la collaborazione con Comune e Diocesi e il mondo profit abbiamo garantito risposte concrete. Siamo orgogliosi che il “modello” che abbiamo costruito abbia permesso, da subito, di integrare le disponibilità del governo”. Un modello che ha oltrepassato i confini nazionali, ha aggiunto Alecci. “È stato avviato un raccordo con le municipalità di Berlino e di Kosice per la replicabilità del “modello Padova” nei loro territori – ha raccontato il presidente del Csv -, e anche Volountering Ireland e Volountering Scotland sono in contatto con il Centro Servizio Volontariato per studiare la replicabilità delle azioni realizzate. Il nostro impegno concreto per la fase “1+1=3” continua con il coinvolgimento sempre crescente delle associazioni e a questo si affianca un grande percorso di rielaborazione culturale che si concretizzerà in una raccolta di testimonianze e contributi a livello locale, nazionale ed europeo e in un confronto fra tutte le componenti sociali”. Una collaborazione, quella tra Comune, Diocesi e Csv, che ha saputo intercettare i bisogni in tempi rapidi e dare risposte concrete. “Questa importantissima collaborazione, nel rispetto della specificità di ciascuno, è il valore principale di questo progetto – ha spiegato don Luca Facco, direttore Caritas diocesana -.
La collaborazione dei volontari è stato un elemento arricchente perché si sono incontrati e contaminati mondi diversi con un obiettivo comune e le testimonianze degli ospiti sono molto positive. Nella fase 2 possiamo andare a conoscere meglio le persone accolte, grazie ad un tavolo di collaborazione tra più soggetti diversi, per capire la situazione delle persone senza dimora e inoltre migliorare la sinergia per la consegna dei pacchi alimentari”. Per il direttore del Csv di Padova, Niccolò Gennaro, il progetto realizzato durante l’emergenza e oggi rilanciato, ha “evidenziato un tessuto sociale solidale incredibile – ha aggiunto Gennaro -. Tutti i dati presentati raccontano solo in parte la ricchezza di relazioni, emozioni e collaborazioni nate negli ultimi due mesi. Più di 1600 cittadini coinvolti come volontari attivi, di cui oltre la metà senza precedenti esperienze di volontariato e ben il 69% al di sotto dei 44 anni. Un elemento molto interessante che stiamo analizzando grazie ad una ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università degli studi di Padova per delineare i profili e le aspettative di questi nuovi volontari e capitalizzare la loro disponibilità”.